Seconda Settimana di Avvento
Mercoledì
12 dicembre – Beata Maria Vergine di Guadalupe
Dal vangelo
secondo Matteo (Mt 11, 28-30)
In
quel tempo, In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete
stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e
imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra
vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Spunto di meditazione e di preghiera personale: “Venite a me…”. Capita anche a noi che,
presi dal desiderio - smanioso e sovente anche un po’ rabbioso - di trovare
vero ristoro e riposo, dimentichiamo di soffermarci sulle parole di questo
Vangelo, che attraverso un paradosso ce ne svela il segreto. Andare da Gesù…?
non sembra che il suo “giogo” sia così leggero, in verità… E poi, come ci si
può alleggerire caricandosi di
qualcosa? Non è piuttosto scaricando
i pesi che si cammina più leggeri e spediti? E allora?
Guardiamo
innanzitutto com’è (com’era…oramai…) fatto un giogo: è uno strumento semplice, che lega insieme due animali - due
buoi, di solito, o due cavalli - impegnati nel medesimo lavoro: e qui ce n’è
uno debole e affaticato, un po’ riottoso (io e te, se non fosse chiaro); e uno
forte e generoso, pieno di passione:
Gesù, appunto! Aggiogati allo stesso aratro dalla carità, dall’amore verso Dio
e il prossimo, troviamo slancio per aprire i duri solchi della vita, per poi
seminare e portare un frutto abbondante. E’ una gioia matura, che passa
attraverso un atto di umile fatica.
Quello che ci stanca di più e ci opprime davvero
non è assoggettarci al giogo di Colui che si fa obbediente al Padre, in mitezza
e umiltà (come è riposante stare accanto ad Uno umile e mite…!!), ma è il
sottrarci da questa fatica benedetta dall’arare con Cristo, rimanere da soli a
portare tutto il peso del nostro egoismo e della nostra paura.