sabato 18 maggio 2013

Domenica di Pentecoste

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa



Domenica 19 maggio 2013


Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-16.23-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».


Spunto di meditazione e preghiera personale:

Gesù ormai è asceso al cielo, i discepoli sono rimasti soli, ed ormai solo i fedelissimi del Maestro, ma sono ancora impauriti per quanto è successo e per quanto potrà capitare loro. Fuori i farisei, gli scribi, i sacerdoti del Sinedrio esultano: il Nazareno, l’Uomo che si professava Dio, a capo di un piccolo gruppo di pescatori (d’uomini), che in tre anni aveva cercato di ribaltare (a loro modo di vedere, ad integrare e completare, possiamo affermare noi) con il Suo messaggio d’Amore molti degli insegnamenti delle Tavole del VT, come anche alcune importanti regole sociali del vivere comune di quella società, era morto. Le grandi folle oceaniche, che lo avevano seguito in quegli anni, erano morte con Lui, i Suoi fedelissimi dispersi chissà dove, Gerusalemme era, così, tornata alla “vecchia cara normalità”!
Ma nessuno di loro aveva pensato mai che Gesù potesse realmente essere il figlio di Dio, ed ecco che nonostante la Sua ascesa alla Casa del Padre, alla mancanza di documenti scritti lasciati dal Maestro (abbiamo visto ieri come affidi tale incarico a Giovanni - ed ad altri pochi tra i discepoli), la Sua azione e quella del Padre risulta sempre coerente, efficace ed a volte, dagli uomini, inaspettata.......quando tutto sembrava perduto ecco invece arrivare l’ultimo, profetico, annunciato dono: lo Spirito. 
Un “semplice” afflato divino, un soffio, una invisibile fiamma che ritempra, rincuora e riscalda gli animi ed i cuori dei discepoli. Si alza così il velo della paura, tutto ritorna alla mente, ora tutto è di nuovo chiaro...... Gesù è di nuovo con loro, anzi si rendono finalmente conto che Lui non li ha mai lasciati e mai lo farà e con Lui ci sono il Padre e lo Spirito Santo.......ed ecco tutto si è realizzato, tutto è perfetto, tutta la rivelazione oggi si è compiuta. E da allora lo Spirito ha fatto tanta strada con tutti noi, superando ogni tempesta, perchè la forza dell’Amore di Dio è più grande di qualsiasi atto umano contrastante.


Tempo per lo Spirito


ARRIVEDERCI

Ed ecco che anche per noi che vi abbiamo tenuto compagnia “In  questo tempo” (quasi sei mesi dall’inizio dell’Avvento) è arrivato il momento di fare una pausa con l’apprestarsi dell’estate. 
Tempo per lo Spirito è nato proprio con l’idea di essere un piccolo soffio, una piccola luce quotidiana che potesse scuoterci da quella pigrizia di fede e paura che ci chiude nel nostro piccolo universo personale, per aprirci al mondo, ai fratelli, all’Amore di Dio e diventare, così, anche noi testimoni di quell’Amore.
 
Ma è solo un arrivederci, in questi mesi abbiamo raggiunto più di 15.000 persone, questo ci fa ben sperare che il nostro piccolo pensiero di riflessione quotidiana, con l’aiuto di Dio e dello Spirito Santo sia riuscito a farci crescere e pregare tutti assieme in un filo diretto personale e giornaliero con il Padre che è nei cieli.

Un ringraziamento particolare agli amici del sito:  http://medjugorje.altervista.org/
sito non ufficiale della devozione alla Madonna di Medjugorie, che ci ha ospitato tutti i giorni con un post nelle sue pagine, grazie!  
Invitiamo anche tutti i nostri fratelli e sorelle a collegarsi con loro, per ricevere sempre gli aggiornamenti sui messaggi della Madre di Gesù ai veggenti di Medjugorie.

Con l'aiuto di Dio saremo di nuovo con voi il primo giorno di AVVENTO del 2013!


Chiunque abbia bisogno e/o desiderio di contattarci può farlo attraverso la nostra mail, indicando con chi, di noi, vuole comunicare :

tempoperlospirito@gmail.com 

Vi ringraziamo e vi siamo vicini "sempre" nello Spirito, un abbraccio a tutti, che la Pace del Signore sia sempre con voi e su tutti voi scenda la benedizione di Dio nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! AMEN.

Maria Letizia Gallo                      Massimo Palermo                  d. Giuseppe Tonello








Sabato della VII Settimana di Pasqua
 
     Questo è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e la sua testimonianza è vera


Sabato 18 maggio - San Giovanni I, Papa

(eletto Papa nel 523, perseguitato da Re Teodorico, morì in carcere a Ravenna, le sue spoglie riposano nella basilica vaticana)


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.


Spunto di meditazione e preghiera personale:

E’ l’epilogo, così Giovanni, con questo brano conclude il suo vangelo, la sua narrazione termina con la conferma di Pietro come successore del Cristo ed a Giovanni l’incarico di rendere testimonianza. Noi crediamo in Gesù non perchè lo abbiamo visto, non perchè lo abbiamo toccato, ma perchè abbiamo creduto alle parole di testimonianza degli Evangelisti e Giovanni, l’apostolo più giovane, ha il compito di narrare la predicazione e le gesta di Gesù. Ad ognuno il suo, Gesù stabilisce per ognuno dei discepoli il compito, Pietro scriverà delle lettere alle popolazioni con cui entrerà in contatto, ai primi nuclei di fedeli, ma sarà Giovanni (e poi Matteo, Luca e Marco) che dovrà raccontare cosa realmente accaduto “In quel tempo”. 
Giovanni è come se facesse un giuramento, attestando che tutto quello che è scritto è vero, lui ne è stato testimone in quegli anni, non solo ma ci dice anche che la sua narrazione è solo una piccola parte della storia e delle opere compiute da Gesù, di cui lui e gli altri tre evangelisti riportano solo i fatti più salienti. Se avesse dovuto riportare tutta la Storia, il mondo intero non sarebbe bastato a contenere i libri da scrivere. La Buona Novella, il Vangelo è parte di noi, ma è anche come racconto del mistero di Dio, immenso come i cieli in cui egli vive e dove ognuno di noi lo raggiungerà nel giorno e l’ora stabiliti per non lasciarlo mai più!

Venerdì della VII Settimana di Pasqua

Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore 


 Venerdì 17 maggio - San Pasquale Baylon, frate francescano   
(nacque il giorno della Pentecoste nel 1540, morì nel giorno della stessa festa liturgica nel 1592)


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,15-19)

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

 Spunto di meditazione e preghiera personale:

Gesù, dopo la risurrezione appare spesso agli Apostoli, quasi sempre nella casa dove essi si erano riuniti o per meglio dire rifugiati dopo la Sua Passione, spezza il pane con loro e cerca di dare gli ultimi insegnamenti, le ultime indicazioni prima di ascendere di nuovo al Cielo. Ogni volta che mangiano assieme, strano per un corpo “trasfigurato”, in realtà l’abbiamo già visto in vari racconti evangelici (Tommaso, i discepoli di Emmaus) Gesù non è un entità astratta dopo la risurrezione, non  è uno spirito, ma è presente in carne e spirito, può essere toccato, può mangiare con loro ed al tempo stesso poi svanire improvvisamente nel nulla per riapparire il giorno dopo. 
Qui il Maestro si rivolge a Simon Pietro, la “roccia”, l’uomo che ha deciso diventasse la pietra angolare su cui fondare la Sua Chiesa, mettendolo alla prova, chiedendogli: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?” e non una volta sola ma per ben tre volte (così come Pietro aveva rinnegato Gesù per tre volte, fuori dal Sinedrio, ma anche come tre sono le persone trinitarie riunite nell’unicum). Pietro si sente in difficoltà al susseguirsi di queste domande, è come se dicesse:
 “Signore è vero che ti ho tradito rinnegandoti per tre volte, ma tu sai che in quel momento la paura è stata più forte e sono caduto, ora sono pronto e tu sai, perchè leggi nei nostri cuori, quanto io ti ami e allora perchè dubiti ancora di me?”. 
Gesù non dubita di Pietro lo ha già perdonato, lui stesso sapeva in anticipo che sarebbe successo, ma oggi non vuole metterlo in difficoltà anzi lo conferma nella scelta fatta tempo prima, Pietro sarà il Suo successore sulla terra, entrerà in comunione con il Maestro e la Sua predicazione e le Sue opere, non sarà un altro da Lui, ma sarà parte stessa di Lui e qualsiasi cosa farà nel Suo nome sarà realizzata. Gesù sa che in questa unità spirituale, Pietro sarà destinato anche Lui al martirio ed alla morte in Croce (anche se Pietro sceglierà di essere crocifisso a testa in Gesù, perchè per lui il sacrificio del Cristo, suo Signore, è ineguagliabile e non si riteneva degno di morire allo stesso modo, lui un semplice “pellegrino” in terra), per questo rincuora ed esorta Pietro: “non avere più paura, seguimi! Ovunque tu sarai là ci sarò anche io sempre, al tuo fianco”.

giovedì 16 maggio 2013


Giovedì della VII Settimana di Pasqua

Siano perfetti nell’unità


Giovedì 16 maggio - Sant’Andrea Bobola, sacerdote gesuita (Polonia, 1591 - 1657)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,20-26)

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Spunto di meditazione e preghiera personale:

Gesù continua a pregare nell’orto degli Ulivi sia per i Suoi discepoli, ma anche per tutti noi credenti, quelli che verranno dopo. "In quel tempo" c'era Gesù e tutti potevano sentire la Sua predicazione, potevano credere o non credere, ma tutti potevano "toccare con mano", come Tommaso, sperimentare la forza della Sua Parola e del Suo Amore. Gesù chiede al Padre che gli Apostoli, i discepoli e tutti coloro che con fede proseguiranno il Suo insegnamento, "in un tempo successivo"..... ed "in tutti i tempi", di poter diventare "un corpo unico" con Lui e  con Dio stesso. 
Ognuno di noi può e deve diventare Testimone dell'Amore di Gesù, il Cristo che è il Verbo Incarnato ed attraverso la fede e l'opera dello Spirito Santo il Verbo, il logos diventa eterno, in noi e per noi. Così  si conclude il lascito di Gesù a tutti noi: ci ha fatto conoscere il Padre, le Sue opere ed il Suo Amore, ora vuole che passiamo dalla fase di conoscenza, all'esperienza di condivisione di questo Amore immenso. 
Lui Via, Verità e Vita nel momento in cui sta per lasciarci, ci dice che non ci lascerà mai, che sarà sempre pronto a sorreggerci e ad illuminare il nostro cuore per ritrovare la via giusta ove la smarrissimo e che tramite il Suo Amore  diventeremo parte del tutto, non saremo più parte solo di questo mondo ma  compartecipi della natura del Figlio nel Padre e nello Spirito Santo. 
Siamo tutti Suoi fratelli, tutti figli del Padre Celeste! Il nostro compito è facile: mantenerci saldi nell'Amore e nella preghiera...........Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato ........ fa che l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro.....sempre e per sempre! Amen

mercoledì 15 maggio 2013


Mercoledì della VII Settimana di Pasqua

Siano una cosa sola, come noi




Mercoledì 15 maggio - Sant’ Isidoro, agricoltore (Spagna, Madrid 1070 - 1130)


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,11-19)


In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

Spunto di meditazione e preghiera personale:


Gesù e gli Apostoli sono usciti dal Cenacolo, ci troviamo nell’orto del Getsemani dove il Maestro si è ritirato a pregare prima della cattura. Gesù parla a cuore aperto con il Padre, sa che che i Suoi discepoli ed in particolare gli Apostoli vivranno il distacco in modo forte, violento si sentiranno perduti, in più uno di loro che fino al giorno prima ha condiviso tutto, addirittura gestiva i soldi del gruppo, Giuda, tradirà Gesù e con Lui tutti quanti loro che lo consideravano un fratello, anche se dalle parole di Gesù traspare il senso di perdono e di misericordia per lui: lo chiama "figlio" della perdizione, perché, attraverso di lui, si è comunque compiuta la Scrittura. Gesù prega di conservarli uniti, di mantenere salda la fiducia tra di loro, di custodirli nell’Amore, perchè Lui in questi giorni di Passione non potrà farlo. Gesù accetta il Suo destino umano e divino, come fosse un Uomo qualsiasi, sa che la morte si sta appressando ed affida alla persona più cara i Suoi fratelli perchè non si “perdano”. La Sua preghiera è quasi struggente: custodiscili dal maligno, consacrali nella verità, perchè la Tua parola è verità, manda anche loro a predicare così come hai mandato me, non ti dimenticare di loro, Io consacro la mia vita per la loro salvezza, fa che anche loro siano consacrati nella verità del Tuo Amore. Parole bellissime, Gesù ha avuto un solo, umanissimo momento di tentennamento, poi tutta la Sua preghiera è rivolta alle persone che ama, Lui sa cosa li aspetterà per testimoniare la Parola e per loro chiede che il Padre li accompagni, li sorvegli, li innondi del Suo Amore, li protegga dall’odio del mondo, loro, gli Apostoli, che, scelti uno ad uno ormai non sono più di questo mondo, e che dopo l'effusione dello Spirito saranno portatori di pace, di Amore, di vita eterna.........nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!








martedì 14 maggio 2013


Martedì della VII Settimana di Pasqua


Non voi avete scelto me, ma Io ho scelto voi





Martedì 14 maggio - San Mattia, Apostolo 


(è il discepolo che prende il posto di Giuda,  tra l’Ascensione e la Pentecoste gli Apostoli tornano ad essere Dodici)


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-17)


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
 
Spunto di meditazione e preghiera personale:


Dio è Amore, questo è il messaggio che Gesù vuole sottolineare ancora una volta, consegnandolo agli Apostoli. L’unica cosa importante è rimanere nell’Amore di Cristo e per farlo basta seguire i Suoi insegnamenti, i Suoi 'comandamenti'... Di che si tratta, in concreto? Certamente Gesù ha detto molte cose, anche innovative, che vanno ad aggiungersi e a reinterpretare le Dieci Parole, le tavole  della Torah lasciate da Dio a Mosè; ma soprattutto, ha vissuto l'Amore, lo ha interpretato con la Sua esistenza, con i Suoi gesti, con il dono totale di sé.
Ed il comandamento nuovo, il segno tangibile dell'originalità della predicazione di Gesù, ma anche il Suo lascito spirituale, è che i Suoi si amino gli uni gli altri come Lui li ha amati: questa è la misura straordinaria! Gesù ha dato la vita per i Suoi fratelli, anzi li chiama amici, non per sminuire il legame ma anzi per rafforzarlo: i parenti ti capitano, gli amici li scegli e poi li ami come veri fratelli. Non vi è dono più grande che portare a compimento l’opera del Padre iniziata da Gesù, con la testimonanzia d’Amore affidata agli Apostoli, che dovranno predicare in vece Sua e diffondere la Sua Parola nel mondo. Solo nella testimonianza e nella realizzazione di questo Amore donato a tutta l’umanità si è potuto realizzare il progetto del Padre fino ai nostri giorni. Noi stessi salutandoci ci auguriamo - con amore! - la pace gli uni gli altri... questo deve rimanere il nostro imperativo: attraverso il dono dello Spirito, imparare ad amare noi stessi perchè il nostro corpo è il tempio, la dimora di Dio, solo così saremo in grado di poterci amare anche gli uni gli altri come Gesù ci ha amati e come continuerà sempre a farlo!












lunedì 13 maggio 2013

Lunedì della VII Settimana di Pasqua

Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo


Lunedì 13 maggio

Beata Maria Vergine di Fatima

 

 Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,29-33)

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

 

Spunto di meditazione e preghiera personale:

Il Vangelo di Giovanni, rispetto a ieri ci riporta un po' indietro nel tempo: dall’Ascensione di Gesù al cielo - così come raccontata da Luca nel Vangelo e negli Atti - oggi torniamo nel cenacolo, durante l’ultima cena.
Sono gli Apostoli, quando ormai il dialogo è avanzato, a rivolgersi a Gesù: appaiono contenti e dicono a Gesù che finalmente hanno compreso il Suo messaggio, hanno capito che Lui è veramente il Figlio di Dio. Gesù ha parlato con loro apertamente, senza l’uso di metafore o di racconti (le parabole) e così loro pensano di aver compreso ogni cosa, ma Gesù sa che non è così.  Conosce la loro debolezza, e non li giudica. Ma li avvisa. Fra poche ore i soldati del Sinedrio guidati da Giuda Iscariota, l’Apostolo traditore, lo prenderanno nel giardino del Getsemani ed inizierà così la Sua Passione che culminerà sul Golgota. I Suoi si disperderanno, saranno impauriti, solo alcune delle donne che lo avevano seguito dalla Galilea - Sua Madre Maria, Maria Maddalena, Maria di Cleofa, Salome - lo accompagneranno con amore  e tenerezza fino al luogo del martirio, passo, dopo passo.
Gli Apostoli si riprenderanno solo il terzo giorno, dopo l’annuncio di Maria Maddalena della risurrezione di Gesù, poi le apparizioni post-pasquali... ancora dubbi, incertezze, gioia mista a disorientamento. Finché tutto cambierà il giorno di Pentecoste con la discesa su di loro dello Spirito Santo. Gesù sa che il Padre sarà sempre con Lui e questo lo aiuterà a superare tutto quello che lo aspetta e la stessa forza la donerà poi ai discepoli, per continuare la Sua opera e la Sua predicazione di pace, fratellanza, Amore. E nonostante la Sua Ascesa al cielo, loro e tutti noi non saremo mai più soli ... Gesù sarà sempre al nostro fianco e nessuna tribolazione per quanto importante potrà farci paura perchè Gesù, il Dio con e per noi ha vinto la morte... ha vinto il mondo!

domenica 12 maggio 2013

ASCENSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO

Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo


Domenica 12 Maggio 2013


Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,46-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


Spunto di meditazione e preghiera personale:

Siamo arrivati al momento del passaggio definitivo di Gesù da questo  mondo al Padre.

Cristo, il capo di quel corpo che è la Chiesa, anticipa quello che poi vivranno anche le altre membra. Fino a quel momento, Gesù era stato fisicamente presente in mezzo agli uomini, ed anche dopo la sua risurrezione si era incontrato con loro, ma, da quel giorno, Egli comincia a sedere alla destra del Padre, cioè nella profondità di Dio. Quando era nel mondo diceva: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30) e “Io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14, 11). Ciò che nel mondo si era realizzato nella persona del Figlio dell’Uomo, da quel momento trova il suo posto nell'eternità divina: Dio da Dio, Luce da Luce.
L’Ascensione costituisce perciò il termine della missione che il Figlio ha ricevuto dal Padre: in Lui il Padre ha rivelato l’immenso amore con cui ha amato il mondo. Si tratta di un termine che è al tempo stesso per noi un nuovo inizio, poiché la venuta di Cristo tra di noi nello Spirito Santo continua fino al presente e continuerà sino alla fine dei secoli, fino alla “Parusia”, giorno in cui Gesù tornerà “allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11). Dio da Dio, Egli è adesso una cosa sola con il Padre anche come Redentore del mondo: è una cosa sola con il Padre in quanto Crocifisso e Risorto.

L’Ascensione è perciò il tempo favorevole che il Padre ha riservato alla sua scelta; il tempo e il momento in cui – mediante la potenza salvifica della Croce e della Risurrezione – tutto è maturato per giungere alla ormai imminente Pentecoste: “Ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8). Perciò gli Apostoli, fissando la nube che aveva sottratto il Maestro divino ai loro sguardi, sentono le parole: “Perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo” (At 1, 11).

Così Gesù raccomanda ai Suoi di rimanere uniti a Gerusalemme, dove tutto si era compiuto, dove i luoghi del Suo martirio ancora grondavano del sangue del sacrificio, affinché una volta disceso su di loro lo Spirito essi, rinforzati e rincuorati, potessero dare testimonianza di quanto avvenuto, non perdere la memoria degli accadimenti, rimanere uniti da buoni fratelli nel Suo nome, senza più incertezze, senza tristezza, senza rimpianti... Ora finalmente Gesù sa che i Suoi sono pronti, può lasciarli e ricongiungersi nei Cieli nello Spirito con il Padre, così che abbia inizio la trasfigurazione di questa Creazione in quella nuova!





venerdì 10 maggio 2013

Sabato della VI Settimana di Pasqua

  Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto


 Sabato 11 maggio - Sant’Antimo, martire

 Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,23-28)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

 Spunto di meditazione e preghiera personale:

E’ la preghiera l’unico mezzo di comunicazione tra noi e Dio, Gesù lo dice chiaramente agli Apostoli ed ai discepoli: tra poco Lui non sarà più visibilmente tra loro, tornerà alla casa del Padre, non sarà più presente a chiedere di persona a Dio le cose che vorremmo vedere realizzate.
Gesù ha presentato la Sua esistenza terrena e la Sua persona in particolare come il punto di unione tra cielo e terra, tra Padre e figli, è lui che ci ha donato la preghiera a Dio: il “Padre Nostro”. In altre parole, ha ricreato a partire da se stesso quella relazione amorevole, filiale tra il Padre e tutti i suoi figli: potremmo dire che è lui la Summa Theologica del nostro desiderio di vicinanza all'Altissimo, all'Onnipotente.
Sì, è vero, già solo qualificandolo 'Altissimo' e 'Onnipotente', Dio ci può apparire come un’entità lontana; Gesù invece ha ribaltato i termini di approccio rispetto al linguaggio tradizionale su Dio (compreso quello del VT), Dio è con noi, è un Padre amorevole e misericordioso pronto ad accoglierci nelle sue braccia, è il Buon Pastore che conosce le sue pecore una ad una e se una perde la via, la rincorre per farla tornare a casa sana e salva. Gesù dice: parlate direttamente con il Padre, chiedete a Lui con fiducia, non abbiate paura.
Egli vi ascolterà così come ha sempre ascoltato me, voi mi avete riconosciuto, mi avete amato e amando me avete amato Lui e Lui ama voi come ama me. E’ una relazione particolare che Gesù ci ha indicato e trasmesso, una modalità diretta con cui rivolgersi al Nostro Signore........ nel nome del Padre....Figlio....e Spirito Santo!

giovedì 9 maggio 2013




Venerdì della VI Settimana di Pasqua

Nessuno potrà togliervi la vostra gioia




Venerdì 10 maggio - San Gordiano, martire



Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,20-23)


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».



Spunto di meditazione e preghiera personale:

Siamo ancora nel Cenacolo, Giovanni è il nostro narratore: Gesù, prima di lasciare i discepoli vuole che tutto sia chiaro, ma cerca anche di preparare loro ed anche se stesso alle ore buie della Passione che si stanno per palesare.
La metafora, l’allegoria sono sempre state le Sue modalità preferite di comunicazione. Gesù ha sempre pensato che con esempi semplici si possa arrivare più facilmente al cuore degli uomini.
Diversamente dalle caste religiose dominanti (gli scribi, i dottori della Legge, sadducei e farisei ...) che avevano fatto della reliazione con Dio un fatto elitario, destinato solo a persone culturalmente e socialmente elevate, il Messia invece riporta la comunicazione ad un livello più comprensibile con parole e narrazioni semplici tratte da esempi di vita comune (le parabole).
Gesù conduce per mano i Suoi attraverso l'ormai imminente alternarsi di esperienze, che vedrà - nella dinamica di passione, crocifissione, morte e resurrezione - succedersi eventi che saranno per gli Apostoli occasione di tristezza prima e di gioia poi, al contrario del 'mondo'. Con questa parola Giovanni indica in modo sintetico tutte le logiche - umane, mondane appunto - che si oppongono a Dio, alla Sua signoria.
La tristezza per l'apparente fallimento, quindi, sarà superata dalla gioia e dallo splendore della risurrezione. Il Maestro paragona questo momento al preludio della nascita di un bimbo: il dolore della madre durante il parto si sublima nella gioia dei primi vagiti del figlio appena nato, così come tutta la famiglia partecipa a questa gioia.
In questa metafora non c'è solo un aiuto ai Suoi discepoli per reinterpretare in modo radicalmente diverso la sofferenza, ma anche l'espressione del personale travaglio che Lui sta vivendo, confrontandosi con l’angoscia per quanto sta per accadere: Lui stesso, nell’orto degli Ulivi, pregherà il Padre - in un momento di particolare intensità interiore, con sensibilità divina ed insieme squisitamente umana, che ci fa apprezzare ancora di più l’incarnazione, la presenza di Dio nell'uomo - “Padre, se possibile, allontana da me questo calice” e subito dopo: “ Ma sia fatta la Tua, non la mia, volontà”.
Dopo tanti anni di vita veramente umana fino in fondo, colta da Gesù in tutto il suo valore, ora sta per avvenire la Sua seconda nascita, la catarsi che avverrà con il sacrificio estremo della vita per donare quella eterna ad ognuno di noi! "Quel giorno" quando saremo di nuovo al Suo cospetto, sarà tutto chiaro, tutto compiuto e non avremo più domande, ma tutte le risposte che appagano il nostro cuore inquieto e che solo la fede in Gesù, nella Sua Parola e nel Suo Amore, oggi, in attesa di quel giorno, può darci!

mercoledì 8 maggio 2013


Giovedì della VI Settimana di Pasqua

Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia





Giovedì 9 maggio - Sant’Isaia, profeta


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,16-20)


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».



Spunto di meditazione e preghiera personale:



Il Vangelo di Giovanni ci accompagna per tutta la settimana, così come le parole di Gesù nel Cenacolo. Ad un primo esame potrebbe sembrare sempre lo stesso dialogo ripetuto all’infinito, in realtà ogni giorno ci porge spunti diversi di riflessione. Oggi è il tempo, lo scandire cronologico degli avvenimenti: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”. Gesù parla di tempo e spazio in maniera inconprensibile per i discepoli, il poco può essere interpretato come poche ore, giorni, mesi, anni, millenni.....perchè il Suo messaggio è rivolto anche a tutti noi, quel poco non sappiamo quando arriverà. Il Signore ci dice che il tempo che abbiamo a disposizione passa in fretta, il tempo di nascere e subito dopo eccoci, in un lampo, vecchi, alla fine della vita; il tempo per tutti noi non è mai abbastanza, i momenti di felicità passano velocemente sotto i nostri occhi, tutto scorre e finisce, per questo dobbiamo imparare ad agire, a colmare il tempo con Amore, l’Amore che Gesù ci ha insegnato, solo così il nostro tempo non sarà passato invano. Ed il tempo inclemente è anche il metro dei nostri sentimenti, dei nostri affetti: in un attimo possiamo gioire ed eccoci nell’attimo dopo risprofondare nella tristezza, a nulla valgono le nostre risate o le nostre lacrime se non sapremo colmare questo vuoto esistenziale del tempo che scorre, con le Parole di Amore di Gesù. E’ solo nell’adempimento ai Suoi insegnamenti, nella modellazione temporale della nostra vita al Vangelo che possiamo ritrovarLo e ritrovarci in un tempo, oggi come allora: " In quel tempo", che diventa infinito nella gioia del Suo Amore!








Madonna del Rosario di Pompei

Mercoledì 8 Maggio 2013


Supplica alla Madonna di Pompei

(da recitarsi l'8 maggio e la prima domenica di ottobre a mezzogiorno)

I. - O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl'idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono. 
Salve Regina. 
II. - È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l'ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostraMadre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia. 
Salve Regina. 
III. - Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all'inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.
Voi siete l'Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai  dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.
Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c'ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie. 
Salve Regina. 
Chiediamo la benedizione a Maria.
Un'ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l'amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.
Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del vostro Santuario.
Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.
O Rosario benedetto di MariaCatena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia. 
Salve Regina.

martedì 7 maggio 2013


Mercoledì della VI Settimana di Pasqua


Lo Spirito della verità vi guiderà a tutta la verità


Madonna del Rosario di Pompei



Mercoledì 8 maggio - San Vittore, martire


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».


Spunto di meditazione e preghiera personale:


Gesù si preoccupa per i Suoi discepoli, è il Buon Pastore che si occupa e protegge il Suo gregge. La Sua partenza sta per avvenire e Lui sa che i Suoi non sono ancora pronti, non sono e non saranno mai in grado di sopportare da soli la persecuzione o anche solo l’idea di essa, Pietro ne è l’esempio più lampante, pur essendo la Guida anziana dei discepoli, alla prima difficoltà, alle prime domande la paura lo avvolge e rinnegherà Gesù. Gesù conosce la caducità dell’animo umano, infatti dice ai Suoi: "Non siete ancora pronti”! La conoscenza e la pienezza della verità saranno il dono finale per i discepoli, quando passato il Tempo del Figlio dell’Uomo sulla terra arriverà il Tempo della piena realizzazione dell’Amore che si manifesterà attraverso l’azione dello Spirito Santo su di loro.....su di noi.......
"il Tempo dello Spirito!" 







 
Martedì della VI Settimana di Pasqua

Se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito




Martedì 7 maggio - Santa Domitilla, martire


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,5-11)


In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».


Spunto di meditazione e preghiera personale:


Siamo ancora nel Cenacolo con Gesù e i discepoli, non ci sono solo gli Apostoli, gli undici della prima ora, assieme a loro ci sono anche gli ultimi fedelissimi, tutti i discepoli. Il dialogo testamentario continua ed il Messia dice ai Suoi che è un bene che Lui se ne vada, che torni alla casa del Padre, altrimenti non discenderà su di loro il dono dello Spirito Santo. Strano potrebbero pensare i discepoli, non potrebbe rimanere con noi ed allo stesso tempo donarci questo Paraclito? In fondo Lui stesso ci ha già battezzati in Spirito - come già predetto da Giovanni Battista: “Verrà uno dopo di me che battezzerà, non in acqua, ma in Spirito”- ed allora perchè andare via? In fondo abbiamo già avuto lo Spirito! Non sarebbe meglio rimanere con noi per continuare ad istruirci ancora e confortarci? Ma proprio questo sarà il nuovo messaggio di Gesù: ci vuole la Sua morte, ed una morte sacrificale in Croce per dare un senso al dono. Con la Sua morte Gesù ci fa rinascere, ci toglie il peccato originale, fa di tutti noi degli uomini liberi, ci regala la vita eterna. Così dà un senso alla vita finalizzandola alla morte ed un senso alla morte quale atto ultimo del nostro vivere. La nostra vita non è più fine a se stessa, non è un susseguirsi temporale di eventi scollegati, non è finalizzata alla soddisfazione effimera dell’accumulo di beni, di denaro, di  materialismo, di corporeità, ma è la manifestazione della creaturalità, del dono fatto da Dio di un tempo di preparazione all’eternità da ricolmare di misericordia, di pace, di perdono, di Amore. Ecco lo Spirito verrà solo dopo il sacrificio per farci comprendere quanto grande deve essere il nostro impegno, quale dovere abbiamo nei confronti di noi stessi nel non sprecare i doni e la vita stessa. I talenti ricevuti dovranno essere messi a frutto, perchè alla fine ce ne verrà chiesto conto e....non sappiamo nè il giorno, nè l’ora!