mercoledì 30 gennaio 2013



III  Settimana del Tempo Ordinario

                                                Se uno a orecchi per ascoltare ascolti


Giovedì 31 gennaio – S. Giovanni Bosco

Dal vangelo secondo Marco (Mc 4,21 - 25)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».


Spunto di meditazione e di preghiera personale

Gesù anche questa volta parla per allegoria: la lampada che illlumina la stanza e che deve essere mantenuta in alto per fare luce è la Parola fatta carne, è la Sua persona, che ama l'uomo e rivela il Padre... quindi non è 'idea', questa Parola non è semplicemente conosciuta o pensata, ma amabile e amata; non porta concetti, ma luce e vita!
Ecco il nuovo insegnamento che il Messia, Gesù risorto, ci consegna nella Sua persona, dona a coloro che “verranno dopo” di Lui, cioè tutti i suoi discepoli: è Lui stesso, vivo. E questa luce, questa vitalità sono ancor più evidenti oggi, a distanza di tanto tempo. A noi che ascoltiamo, lancia un altro messaggio: non abbiate paura di portare l’Annuncio di questa Parola viva, lasciatela trasparire dalla vostra vita: la vostra esistenza da figli, se sbocciata davvero, per opera dello Spirito, sta sul candelabro, per così dire! Quindi nulla di oscuro e misterioso avviene in voi, niente di vero e di bello va nascosto... forse sarete perseguitati per questo, ma annunciate comunque la Buona Novella a testa alta, non siete i depositari di un segreto settario, ma gli araldi del mio vangelo, i portatori della Speranza per l’umanità, dell’Amore e della Fede in Dio Padre.
E poi, riprendendo il discorso di ieri, aggiunge: attenzione però a come ascoltate, con che generosità e larghezza accogliete... C'è proporzionalità diretta tra dono accolto e dono condiviso con gli altri; ma anche tra dono condiviso e giudizio sulla nostra vita, in una straordinaria circolarità d'amore. 
E allora... davvero lo Spirito ci insegni ogni cosa!

"Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!"





martedì 29 gennaio 2013



III  Settimana del Tempo Ordinario

Il seminatore uscì a seminare



Mercoledì 30 gennaio – Santa Giacinta Marescotti, vergine (Terzo Ordine regolare di S. Francesco, Viterbo)
Dal vangelo secondo Marco (Mc 4,1-20)
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!»......


Spunto di meditazione e di preghiera personale:

Nella parabola del seminatore ritroviamo allegorie simili a quella dei talenti o dell’olio per le lampade. Qui siamo di fronte però ad un passaggio fondamentale e "fondante", per così dire, rispetto alle altre tematiche: Gesù si sofferma sulla dinamica della Parola, da cui tutto prende avvio... Perchè accogliere la Parola è accogliere Cristo stesso, Parola (Verbum) incarnato.
Il seme è appunto la Parola di Dio e Gesù ci dice che essa rivela la natura del terreno su cui cade: interrogarsi seriamente sulla qualità del nostro terreno, sul nostro cuore, è fondamentale perchè altrimenti possiamo rischiare o che la Parola passi senza lasciare traccia, senza che nulla spunti (e quindi la nostra vita rimane arida e polverosa come un viottolo di terra battuta), spazzata via rapidamente dall'azione vorace del maligno; o che questa Parola ci affascini, ci penetri un po', fecondandoci davvero, ma non trovi poi terreno sufficiente (trovi cioè un cuore superficiale ed incostante, incapace di perseveranza, incapace di interiorizzare e custodire); o infine, caso più triste di tutti, che penetri e inizi a portare frutto, apparentemente, ma poi resti soffocata da altre male piante, erbacce, più robuste e aggressive (Gesù ne cita due, terribili: le preoccupazioni e le ansie per la vita materiale e, parente stretta delle medesime, la seduzione della ricchezza). Benedetto invece il momento in cui noi riusciamo ad accoglierla fino in fondo e a metterla in pratica, a rinforzarci nella fede e nell’amore e riusciamo così a dare il frutto per cui siamo stati creati (30, 60, 100 VOLTE TANTO!  è una misura straordinaria, iperbolica... Perchè indica la Vita piena, quella divina).
In realtà è un po’ l’obiettivo che ci siamo prefissi in questo blog di riflessione, seminare la Parola di Dio in ognuno di noi e “concimarla ed innaffiarla” ogni giorno affinchè essa porti frutti nei nostri cuori e nella nostra vita, rinsaldando il rapporto filiale con Dio.



lunedì 28 gennaio 2013



III Settimana del Tempo Ordinario



Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre

Martedì 29 gennaio – Ss. Valerio e Costanzo, Vescovi 
Dal vangelo secondo Marco (Mc 3,31-35)
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».


Spunto di meditazione e di preghiera personale:
Gesù ci stupisce ancora: mentre predica alla gente, arriva compatto il clan famigliare (secondo l'uso dell'epoca, tipicamente orientale), addirittura con Maria, la Madre (!)... il gruppo rimane sì in disparte, ma si fa annunciare, reclama attenzione: "siamo qui, eh!"... Qualche diritto alla precedenza l'avranno, no?
Ma come è stato per le nozze di Cana ci troviamo di fronte ad una reazione di Gesù che spiazza, che sembra mettere distanza. Invece il Maestro coglie l'occasione per rivelare che esiste un legame più forte di quello di sangue, proclamando la priorità della relazione che, come per il grande patriarca Abramo, nasce dall'ascolto di Dio che parla e dalla fede che diventa sequela di Gesù. Lui in questo modo ci rallegra e ci dà una dignità grandissima, dicendo che noi tutti siamo la Sua famiglia, perchè lo ascoltiamo e lo amiamo. Sembra dire: “nonostante tutto il bene che io voglio alla mia famiglia in terra, la mia famiglia celeste è molto più grande: siete tutti voi mia madre ed i miei fratelli e sorelle, e l’amore soprannaturale che nutro per Voi, il legame nello Spirito, è così grande e totalizzante che non si ferma davanti a nulla, nulla e nessuno antepone".
Così Gesù ci rende consapevoli del suo dono ed immenso amore, come capiscono bene i Santi. E noi, che risposta pensiamo di poter dare a questa offerta di una relazione privilegiata? Può essere altro che l'amore? 





domenica 27 gennaio 2013



III  Settimana del Tempo Ordinario


 Satana è finito



Lunedì 28 gennaio – S. Tommaso D’Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa

Dal vangelo secondo Marco (Mc 3,22 - 30)

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».  Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».  Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

Spunto di meditazione e di preghiera personale


Ancora una volta gli scribi tentano di screditare Gesù, affermando che solo colui che è il capo dei demòni può scacciare i suoi simili. Non vogliono e non possono riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, che opera con lo Spirito Santo per invocazione del Padre Celeste. Ma il Messia ribalta subito la questione attraverso una parabola che è anche espressione di un ragionamento logico: “in quale regno il re scaccerebbe mai i suoi fedeli sudditi? – ed ancora- se una casa è divisa non può rimanere in piedi”. In realtà, dice Gesù, il maligno cade perché ha trovato di fronte "uno più forte di lui", che lo ha vinto, lo ha neutralizzato. Ma le parole di Gesù sono ancora più profonde e illuminanti per il nostro animo, ci spronano a mantenerci saldi nella fede, solo così saremo in grado di allontanare da noi le tentazioni. Avere fede significa anche mantenere un atteggiamento positivo nei confronti della vita stessa, in cui Dio è il vero protagonista, dove il bene prevale sul male, la luce sull’ombra oscura del peccato. Gesù si conferma come nostro sostegno contro il male e come colui che è sempre pronto a usare misericordia a tutti coloro che si affidano a Lui chiedendo perdono con il cuore per l’errore commesso; ma ammonisce anche i duri di cuore e chi persevera nel negare l'azione del Padre nel Figlio, nella bestemmia che è la negazione dello Spirito, nel peccato di ribellione contro Dio, che si traduce in auto-esclusione dalla salvezza.




III  Domenica del Tempo Ordinario

 


Dio è sempre dalla parte dell'uomo

 



Domenica 27 gennaio – III Domenica del Tempo Ordinario

Dal vangelo secondo Luca (Lc 1,1-4; 4-14-21)
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».


Spunto di meditazione e di preghiera personale:
 
La III domenica del Tempo Ordinario ci mette di fronte all'inizio del Vangelo di Luca: l'evangelista - rivolgendosi all'illustre Teofilo, espressione dietro la quale forse si cela semplicemente il credente, ogni cristiano - esprime la sua intenzione di "dare solidità" alla fede del lettore, mettendolo a contatto con la vita di Gesù e il suo insegnamento "di prima mano".
Dopodiché, con un salto di alcuni capitoli, apre una finestra sulla venuta di Gesù nella sua patria, dopo un primo periodo di evangelizzazione. Abbiamo già incontrato Gesù nell'atto di predicare, in questi ultimi giorni, ma la prospettiva era quella di Marco, che in modo diverso mostra l'azione messianica di Gesù: tra i poveri, i malati, i derelitti e coloro che sono tormentati dal maligno, sotto il "fuoco di fila" delle domande che gli rivolgevano i critici.
In questo caso invece Gesù entra in Sinagoga di sabato e si alza per leggere. Tutti sono inizialmente attenti, apparentemente pronti ad ascoltarlo, ad imparare dai suoi insegnamenti, tutti gli occhi sono su di Lui. Gesù, partendo dal profeta Isaia e precisamente da un brano messianico, dimostra come “vecchio” e “nuovo” in realtà sono l’uno la continuità dell’altro, non vi è contraddizione. Nel passo di Isaia che proclama i segni del Messia c’è tutta la bellezza dell’annuncio rivelatore della salvezza per tutti, ma soprattutto del riscatto di coloro che sono  i veri emarginati, i peccatori.
Gesù annuncia compiuto nella Sua persona, con le parole del profeta Isaia, la profezia della Sacra Scrittura, perché in Lui si fa carne il messaggio di amore per i poveri, la liberazione per gli oppressi, la guarigione per i malati, la salvezza nell'abbandonarsi all'amore del Padre. Questo è il messaggio rivoluzionario di Gesù, che chiarisce subito a tutti che il Messia non porterà al popolo di Israele un Dio guerriero e vendicatore dei torti subiti dai credenti, ma si farà intercessore per una “liberazione” totale dell’uomo dall'inganno delle cose mondane, contrapponendo all'ingiustizia la giustizia, all'incoerenza la solidità della Sua fedeltà, alla violenza il perdono e la misericordia, alla prevaricazione l’amore che riconcilia e risana, in questa esplosione di gioia e pienezza nel glorificare il nome di Dio, il Suo Figlio e lo Spirito Santo.

 

 




sabato 26 gennaio 2013





II settimana del Tempo Ordinario

 

 


La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai  


Sabato 26 gennaio – Santi Timoteo e Tito, Vescovi
Dal vangelo secondo Luca (Lc 10,1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

   
Spunto di meditazione e di preghiera personale:



Gesù per proclamare l’annuncio della Buona Novella non soltanto ha riunito intorno a sé un nucleo che potremmo definire storico, i Dodici (un numero fra l'altro fortemente simbolico, perché allude alla salvezza da Israele e per Israele, che biblicamente conta dodici tribù... come non vederci il germe del nuovo Israele che è la Chiesa?), ma il Suo amore si è allargato a tutti popoli pagani, a tutti i continenti, sin dall'inizio.
Così Egli comincia già a formare nuovi 'apostoli', nuovi inviati al mondo, quindi anche attraverso questa seconda cerchia allargata comincia a formare la sua Chiesa, quella che metterà insieme gentiles e Israele, il Suo popolo santo che affiderà a Pietro, il primo dei Dodici, la Sua roccia (o anche 'pietra preziosa'), colui che può assumere il suo ruolo centrale perché ama (cf. Gv 21, 15-19) ma innanzitutto perché ha riconosciuto di essere amato, e per arrivare a questo ha dovuto passare attraverso la consapevolezza del rinnegamento e la gioia della misericordia e del perdono del Figlio dell’Uomo.
Gesù sa di aver portato un cambiamento epocale con la sua predicazione d’amore, speranza e salvezza; e sa anche che solo uomini dal cuore indiviso e libero, pronti ad umiliarsi e a morire per Lui, come Lui ha fatto per tutti noi, potranno essere capaci di avviare questa "rivoluzione  dell'amore" che parla di bene, di pace e di tenerezza di Dio per l'uomo, assoluta ed infinita, al di là del tempo e dei luoghi. La loro unica vera ricchezza? Il Vangelo. Per questo le sue parole risuonano ancora, ogni giorno, nei nostri cuori : “Io sto in mezzo a voi come colui che serve”







giovedì 24 gennaio 2013



II settimana del Tempo Ordinario


Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo



Venerdì 25 gennaio - Conversione di S. Paolo, apostolo

Dal Vangelo secondo Marco  ( Mc 16,15-18)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
 «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».


Spunto di meditazione e di preghiera personale: 
   Oggi passiamo ad un brano del Vangelo temporalmente lontano da quelli fino ad oggi meditati, ma in sorprendente continuità con gli stessi, nei contenuti.
   Gesù negli ultimi Vangeli di questa settimana guariva, insegnava con autorevolezza, scacciava i demòni, riscattava i diseredati, compiva miracoli... nella conclusione del racconto evangelico di Marco, Gesù 'passa il testimone' ai suoi discepoli, affidando loro una missione che tocca e rigenera, letteralmente "tutta la Creazione".
  In un atto di amore e di fiducia, il Figlio di Dio, ormai definitivamente trasfigurato dalla risurrezione, prima di fare ritorno al Padre, trasmette ai suoi la capacità, il potere - tramite l'azione dello Spirito e l’invocazione della Trinità nel segno battesimale -  di portare questa novità radicale, questa trasformazione, ad ogni creatura.
   Accompagnano quest'opera invisibile segni sensibili, quali i miracoli, le guarigioni e tutti quei prodigi che, invocati nel Suo nome, verranno concessi dal Padre ai credenti. Gesù trasmette quindi a tutti coloro che entrano in relazione con Lui attraverso la fede e che obbediscono al suo mandato, assumendo la missione di "dare forma" alla Creazione, la capacità straordinaria di continuare il Suo operato, non solo facendo del bene ma anche operando affinché le forze del male vengano definitivamente sconfitte, sottomesse alla signoria di Dio.
   Cogliamo l'occasione di questo momento di riflessione e di preghiera per chiedere al Padre di rafforzare la nostra fede, la nostra speranza e soprattutto la nostra carità verso i fratelli, senza  mai dimenticare che qualsiasi cosa gli chiederemo nel nome del Figlio Suo la otterremo.