domenica 30 dicembre 2012




OTTAVA DI NATALE


Sabato 29 dicembre – Quinto giorno dell’Ottava
Dal vangelo secondo Luca (Lc 2, 22-35)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Spunto di meditazione e di preghiera personaleIl vecchio Simeone: ecco una figura “laicale” insolita e accattivante, come tante di questo tempo natalizio (quasi tutte, in realtà, se si eccettua il sacerdote Zaccaria). Proprio tra i “non addetti ai lavori”, potremmo dire, Dio si va a cercare i suoi servitori più fedeli, anzi i suoi amici. Chi è Simeone? L’unica cosa che sappiamo di lui - oltre al dato che è un anziano, che chiede di “andarsene finalmente in pace” dopo aver preso tra le sue braccia il neonato Gesù - è che aveva un rapporto speciale con lo Spirito Santo. Cioè con Dio. E Dio ai suoi amici fa rivelazioni singolari: per esempio, nel caso di questo suo fedele servitore, che non avrebbe chiuso gli occhi sulla scena di questo mondo prima d’aver visto premiato il suo desiderio di contemplare il Messia.

Simeone è un po’ la sintesi dell’attesa messianica di Israele, rappresenta la parte più sana e matura del Popolo Eletto, quella preparata ad accogliere il Promesso, l’Unto del Signore, pronta a riceverlo con desiderio indefettibile e con sguardo soprannaturale acuto e penetrante. E’ il credente vero, quello che magari non ha titoli, ma che possiede la sapienza più genuina, sa andare oltre le apparenze e sa leggere segni che ad altri sfuggono.


Simeone è anche un buon esempio per noi, ci insegna cosa (chi… e come) dovremmo aspettare, quali desideri dovremmo coltivare. Simeone ha nel cuore il Consolatore (Paràkletos) e per questo aspetta la consolazione (paràklesis) di Israele: non solo la sua personale, ma quella di tutto un popolo. Lo rallegra non la realizzazione di qualche aspettativa materiale, ma il vedere Colui che salverà questo popolo, scendendo in mezzo ad esso come elemento di discernimento, di separazione e di distinzione, per rendere evidente ciò che ciascuno porta dentro, in Israele.
Bisogna saper aspettare, nella vita, e soprattutto saper desiderare in sintonia con lo Spirito: questa attesa e questo desiderio sono sempre premiati.