OTTAVA DI NATALE
Mercoledì
26 dicembre – Santo Stefano, Protomartire
Dal vangelo
secondo Matteo (Mt 10, 17-22)
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi
consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete
condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a
loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di
che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti
non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il
fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno
ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio
nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Spunto
di meditazione e di preghiera personale:
Siamo nell’Ottava
di Natale, che arriva fino al 1° gennaio compreso, solennità di Maria Ss.ma Madre
di Dio. La storia del diacono Stefano, primo martire, è particolarmente
toccante e occupa quasi due capitoli negli Atti degli Apostoli (At 6,5 – 7,60):
merita più spazio e attenzione di quelli che possiamo dedicarle qui, e può
rappresentare una lettura personale molto fruttuosa.
Perché questa
scelta della Liturgia? La memoria di un martire (il primo in assoluto) non
sembra a prima vista in sintonia col Natale, perlomeno con la visione più stereotipata
di questa solennità. In realtà, come la tradizione ecclesiale ha sempre
sottolineato, c’è una continuità profonda tra il mistero che abbiamo celebrato
ieri - e che prolunghiamo in tutta l’Ottava, come fosse un unico giorno di
festa - e quello che festeggiamo oggi. Infatti, già dai primi secoli della
storia della Chiesa nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio
nella carne furono posti i “comites
Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e i primi a renderne testimonianza.
Così, a S. Stefano segue, il 27, S. Giovanni Evangelista, il “discepolo amato”
da Gesù, autore dello straordinario Vangelo che porta il suo nome; poi il 28 i
Ss. Innocenti, i bambini di Betlemme uccisi da Erode con la speranza di
eliminare anche il Gesù.
S. Stefano, in
particolare, è il frutto maturo del Seme apparso ieri: l’umanità di Cristo ‘piantata’
nella vicenda umana porta frutti di altra umanità, finalmente risanata,
rinnovata. Gesù, assumendo la nostra natura, ‘contagia’ la creazione con
l’amore, capace di spingersi fino al dono totale di sé, sulla croce (come ci
ricordano le icone orientali della Natività). Stefano quindi è il credente
giunto alla statura piena, che è capace di dare la sua vita (= il sangue, nella
visione ebraica dell’A. T.) per amore a Cristo e alla verità, senza preoccuparsi
di se stesso. E’, soprattutto, colui che, mentre muore lapidato come un
bestemmiatore per aver annunciato il Messia in Gesù di Nazareth, perdona i suoi
uccisori, come il suo Maestro. Ma non finisce qui: è anche colui dal cui sangue
fiorirà la conversione di Saulo di Tarso, suo accusatore e carnefice, che
finirà per esserne fratello e compagno nel martirio, San Paolo appunto. Davvero
“sanguis (martyrum) semen christianorum
est”, come sintetizzava l’Apologeta Tertulliano: sangue di Cristo, sangue
di Stefano, sangue di Paolo...