lunedì 11 febbraio 2013





V Settimana del Tempo Ordinario

 Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini

 

Martedì 12 febbraio - S. Saturnino, sacerdote e Ss. martiri di Abitene (Cartagine, Tunisia)

Dal vangelo secondo Marco (Mc 7,1-13)

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini".
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: "Onora tuo padre e tua madre", e: "Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte". Voi invece dite: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio", non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Spunto di meditazione e di preghiera personale:

Marco torna nel Vangelo di oggi alla diatriba ormai costante tra la casta, la tradizione (scribi e farisei, VT) e la concretezza del Nuovo (NT). Gesù infatti ci dice che la fede non è fatta dal rispetto di atti formali, cui non fa seguito una coerenza di vita e di sentimenti, ma dalla manifestazione costante di adesione all’amore di Cristo e del prossimo. Una fede espressa da ogni manifestazione quotidiana nell’uomo, una scelta totale del nostro cuore, della nostra mente, del nostro Spirito. Una fede che si manifesta nelle opere e nella preghiera, nel rispetto della legge di Dio e nel rispetto di noi stessi e del nostro prossimo. Gesù ci chiede coerenza nei nostri comportamenti, nelle nostre azioni e nei nostri sentimenti. In fin dei conti il Vangelo di oggi ci porta il pensiero anche al gesto di rinuncia del nostro amato Pontefice: un gesto di umiltà, ma anche di grande coerenza, dovendo rappresentare Dio sulla terra, Egli sente le forze che vengono a mancare: “Lo spirito è forte, ma la carne (il corpo, in questo caso) è debole” e solo un uomo forte può nel pieno delle sue capacità mentali e fisiche avere il coraggio, non di rinunciare ma di farsi da parte. Potremmo ricordare a questo proposito la figura del Vangelo che abbiamo lasciato, o almeno così pensavamo, per sempre, il Battista, Giovanni dopo aver predicato e battezzato sa che il suo tempo è finito “Verrà uno dopo di me...” e così Sua Santità Benedetto ci dice lascio il posto a chi dopo di me sarà in grado di portare avanti con il vigore necessario, abbiamo visto la stanchezza degli apostoli dopo le prime predicazioni, La Parola di Dio. E questa è una scelta concreta il Papa affida la sua vita a Dio e non al giudizio degli uomini, uno straordinario atto di fede, l’uomo cui Dio ha affidato tutto dice: Signore il tuo umile servo è fiaccato nel corpo dopo tanti anni di lotta contro il male - ricordiamo la sua Presidenza alla Congregazione per la dottrina della Chiesa (la moderna Inquisizione), i suoi scritti di Magistero (anche a quattro mani con il Beato Giovanni Paolo II) - ma senza farmi ammaliare dall’umana voglia di continuare, mi rendo conto che Tu hai bisogno di forze nuove, il mio rapporto con Te riprende vigore da oggi, posso dedicare tutto il resto della mia vita a Te ed ad un gregge più piccolo. La vita di un uomo è fatta di amore per se e per gli altri ed è in quest’ottica di adesione all’amore e alla scelta di Cristo che noi rinnoviamo il nostro ringraziamento e la nostra preghiera quotidiana a lui.
Chiediamoci: saremmo stati capaci di un atto di così grande umiltà e amore? saremmo stati capaci di lasciare il nostro posto privilegiato per far posto ad altri? Gesù ha per ognuno di noi un disegno grande o piccolo che sia ed è nella adesione al Suo progetto che si esprime la nostra Fede.