domenica 17 febbraio 2013




I Settimana di Quaresima

 


Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me

 

 

 

Lunedì 18 febbraio – Beato Giovanni da Fiesole, detto Angelico,
 sacerdote Domenicano
 
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46)


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

Spunto di meditazione e di preghiera personale


Il Vangelo di oggi è un brano molto famoso, che colpisce l'attenzione. E per certi versi sorprendente.
Siamo di fronte ad una scena di giudizio finale, in cui ci sono diversi soggetti: fondamentalmente, Gesù glorificato, pienamente rivelato nel mistero della Sua identità attraverso o segni della passione e della risurrezione (indicato con la perifrasi "Figlio dell'uomo seduto sul trono della sua gloria"), e tre gruppi di persone. Due  di questi rappresentano i "popoli" (la parola nel testo indica le Gentes, i pagani) e un terzo gruppo sono i (misteriosi!) "fratelli più piccoli" del Figlio dell'uomo.
I pagani, non tutti gli uomini... Gesù quindi rivela ai suoi discepoli con che 'metro di misura' giudicherà i pagani, tutti coloro che non l'hanno mai incontrato, mai hanno avuto modo di sentir parlare di Lui... la stragrande maggioranza degli esseri umani apparsi dall'inizio a oggi sulla terra! Del resto, già più volte aveva detto espressamente ai suoi discepoli che loro sarebbero stati chiamati a rispondere del loro amore per Dio e il prossimo...
Anche i pagani, ci dice Gesù sorprendentemente, saranno messi di fronte all'amore dato o negato a Dio e al prossimo, come noi del resto, perché Gesù in certo qual modo era 'presente' nei suoi fratelli più piccoli, che sono evidentemente gli ultimi della terra: i miserabili, gli ammalati, i carcerati, gli stranieri. 

[Che significa, concretamente? Che un certo Li Wang, mendicante del II sec. a. C. in uno sperduto paesino della Cina della Dinastia Han (il Sig. Mario Rossi, della porta accanto nella periferia metropolitana, dei nostri tempi), scoprirà nel Giorno Ultimo che: 1) tutto il suo dolore e la sua miseria, le sue lacrime e la sua fame non sono stati una beffa crudele del destino: c'è un Regno preparato da sempre; 2) nella sua carne sofferente e bistrattata di mendicante era misteriosamente presente Uno che nella carne ha vinto la morte; 3) che lui, ultimo nella considerazione di tutti, entra con Cristo nella gloria e quindi non è giudicato, ma è metro di giudizio per i suoi compaesani!] 

Dio è Amore e Gesù in questo Vangelo ci  dice che tutta la creazione trova la sua salvezza o perdizione nella relazione più o meno autentica con questo Amore. Tutta. Nessuno escluso.
Il rapporto con Dio Padre, come ci ha mostrato il Vangelo di ieri, è fondamentale e fondante. Ma non può finire tutto nelle viscere del nostro ego: la preghiera, la meditazione, il ritiro sono necessari all'uomo per riscoprirsi figli vicino al Padre, per far sì che il nostro rapporto con Lui sia unico ed indissolubile. Ma oggi ci dice qualcosa di più grande: l’amore al prossimo "fa la differenza", discerne ... da una parte o dall'altra, non ci sono vie di mezzo.
Non a caso avrebbe annunciato ai suoi discepoli, nell'ultima Cena, un comandamento nuovo “Amatevi gli uni gli altri, come Io vi Ho amato”. Gesù in qualità di Figlio è nostro fratello, siamo fratelli in Lui, e ci esorta a riconoscerci tra di noi come tali e ad agire di conseguenza. Noi siamo parte di Lui e Lui in noi: perciò ci insegnerà a spezzare il Pane insieme nel Suo nome, ma ci rammenta che da questo non può non nascere la condivisione, il soccorso, l’aiuto nelle difficoltà. Ci si riconosce famiglia non solo nei momenti positivi, ma anche e soprattutto nel bisogno. Ecco quindi che nel nostro quotidiano la genuinità e l'autenticità del nostro atto di dare spazio alla preghiera, alla relazione con Dio Padre nel Figlio (atto intimo e personale), si misura fondamentalmente nella carità (atto visibile e riconoscibile), nel concreto aiuto e sostegno dato ai nostri fratelli, nell'amore del Padre.